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F. Belloni, F. Bruno, Falso movimento, progetti e architetture tra cambiamento e fissità, a cura di V. Lattante

Editore

Libraccio Editore, Milano

2020

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Esiste una dimensione geografica dell’architettura, e più in generale del rappresentare, che produce luoghi, per quanto costituiti esclusivamente di segni, che concorrono alla definizione degli spazi in cui abita l’uomo. Il progetto contemporaneo si confronta necessariamente con la tradizionale idea topografica dell’insediamento, ma anche con i suoi limiti. In termini formali, infatti, è evidente che non è più possibile definire la città a partire dal rapporto tra la sua figura fisica e il sistema di funzioni che in essa è rappresentato. […]

Eppure esiste una geografia di luoghi e di figure, che restituisce al disegno la capacità di prefigurare le trasformazioni e di definire le connessioni che si instaurano tra identità e progetto. Questo punto di vista, infatti, non porta a escludere la possibilità di descrivere la città, ma a dichiarare, di fronte alla complessità dei territori, la necessità di individuare relazioni e corrispondenze, definendole per via di segni. […]

L’operazione di lettura e interpretazione dello spazio geografico corrisponde a una riduzione a segni misurabili e descrivibili della ‘varietà analogica’ con cui le cose si mostrano, tenuti insieme da una narrazione spaziale che istituisce la sequenza.

Il disegno dei luoghi ai tempi della perdita della forma urbana