Concorso di progettazione “Un parco per la ricerca e il lavoro a Bovisa Gasometri”
Progetto
Angelo Torricelli (capogruppo)
Federico Acuto
Marcella Aprile
Marco Beccali
Giovanni Comi
Carlo Poggi
Gianluca Sortino
Collaboratori
Riccardo Petrella
Elisa Prusicki
Annachiara Stanga
Matia Martinelli
Fabrizio Donà
Nel progetto per il nuovo insediamento del Politecnico alla Bovisa prende corpo il confronto tra due scale, due misure del progetto di architettura.
La prima è quella dell’ “idea di città”, riferita al principio ordinatore della direttrice nordovest. Si sottolinea così il valore ideologico e dimostrativo di un’interpretazione coerente della forma urbis, intesa come espressione originale di civiltà, il cui studio ha valore di principio nell’accezione cattaneiana del termine. Milano è, in effetti, da sempre città dalle dimensioni contenute ma dai rapporti territoriali estesi, storicamente radicata a un sistema di itinerari che si riflette nella compresenza delle diverse scale, alle quali si relazionano progetti e fatti urbani che evocano i grandi spazi, ove resta leggibile l’originario carattere di portualità.
Riprendendo il filo di precedenti prove di composizione a scala urbana, si vuole rintracciare lungo la direttrice nordovest, quel senso di possibilità, quella suscettibilità alle trasformazioni future che, nella sola prospettiva locale, possono sembrare inattendibili.
La seconda misura si ritrova nelle relazioni minute della prossimità, o del “quartiere”, fortemente radicata nella municipalità suburbana prima, poi nel rione, in seguito nella zona del decentramento amministrativo, che per Bovisa continuano a giocare un ruolo di grande valore nell’identità di Milano.
Il progetto seleziona due giaciture che si impongono come generatrici: quella dei campi, occupati poi dalle fabbriche e dalle geometrie dei raccordi ferroviari, che permane entro l’area della “goccia”; e quella dell’asse di via Bovisasca, cui si appoggia la maglia regolare del quartiere, nel quale piazzale Bausàn prende carattere di luogo centrale.
Altra scelta decisiva è quella di risolvere il problema della barriera dei terrapieni ferroviari creando un sistema di “piattaforme” addossate ai fasci infrastrutturali, così da poter guadagnare una nuova dimensione di “suolo artificiale”, libero dal traffico automobilistico, riservato ai pedoni e ai mezzi pubblici in sede propria.
Il carattere “portuale” dello spazio si accentua in chiave teatrale, costituendo intorno ai gasometri uno spazio scenico nel quale le quinte dei grandi edifici dell’Università formano l’invaso entro cui i personaggi dialogano.
Intorno all’impianto del nuovo academical village, che riprende la definizione e il tipo inaugurati da Thomas Jefferson, si addensa l’insieme di edifici e spazi aperti che, senza ordine apparente,
si estende dalla stazione di Bovisa a quella di Villapizzone e alla zona della cosiddetta ex-Cava, includendo gli edifici esistenti del Politecnico e le fabbriche industriali a tutt’oggi conservate.
Le sistemazioni proposte per il parterre e per la vegetazione arborea trasformano la casualità attuale, e accentuano la dialettica tra il disegno a carattere naturalistico e il rigore geometrico del nuovo Campus.