Workshop Bovisa progetta Milano. Scali ferroviari e trasformazioni urbane, Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano

Progetto

Angelo Torricelli (coordinatore)
Francesco Collotti
Luisa Ferro
Sara Protasoni
Matteo Foresti
Sara Riboldi
Gianluca Sortino
Valerio Tolve
Carlotta Torricelli 

Consulenti

Siro Casolo (strutture)
Maria Cristina Giambruno (restauro)
Sandro Attilio Scansani (sostenibilità ambientale)

Modello

Wahhworks

Fotografie

Stefano Topuntoli

Ampia frattura nella trama del Piano Beruto che organizza il corpo edificato di questa parte di città, lo Scalo Farini si presenta oggi come un vuoto sul quale affacciano, senza mai toccarsi, le case, gli insediamenti produttivi e di servizio, gli spazi inedificati, ciascuno dei quali rimanda a una diversa idea di città. Ancora, ognuno di essi si dispone seguendo orientazioni contrastanti con la geometria della linea del ferro.

Dentro il recinto dello scalo, il suolo, liberato dagli edifici e dai piani di smistamento, manifesta con drammaticità la cancellazione di ogni immagine di paesaggio, intesa come relazione tra natura e cultura, e pone un interrogativo sulla forma del sito originario, su ciò che precede ogni opera tecnica di infrastrutturazione.

Le decisioni relative all’alternativa tra densità e diradamento, in vista di un elevato controllo della qualità ambientale, non prescindono dagli aspetti tipologici, formali, figurativi e insediativi dell’architettura.

La residenza per le famiglie, con i servizi di quartiere, assume la giacitura di via Farini, intesa come asse ancora capace di generare tessuto. Le case, modulate sulla misura degli isolati ottocenteschi, si dispongono allineate tra loro, dichiarando il principio insediativo dell’accostamento di case a torre che si confrontano con la città esistente, e case in linea che si allungano sino al parco. La stessa scelta di collocare negozi e servizi al piano terra delle torri ricostruisce le relazioni di quartiere e i rapporti di vicinato e di utilizzo diretto tra abitazione e servizi.

Il Cimitero Monumentale e Villa Simonetta, con le loro differenti giaciture, interrompono la modulazione del tessuto urbano raddoppiando la misura dell’isolato berutiano; si affacciano sul vuoto dello scalo come figure autonome, che si confrontano a distanza e che estrudono nella città l’impronta di progetti mai del tutto compiuti. Gli spazi verdi si conformano in tal modo attraverso le relazioni tra le forme geometriche dei terrapieni alberati e il piano naturale della braida originaria.

Sulla stessa giacitura dell’asse ferroviario si attesta il castello, figura autonoma e di ampia scala che dialoga a distanza con i grandi fatti urbani di Milano. Sul basamento solido e massivo si impostano nove torri di servizi e residenze speciali; l’alta densità edilizia si associa al massimo livello di integrazione funzionale. Infatti, la concentrazione di attività, diversificata secondo orari e funzioni, rappresenta un’efficace innovazione tipologica che interpreta attuali tendenze abitative fondate sulla coincidenza tra gli spazi di lavoro e quelli della casa, anche in ragione della semplificazione degli spostamenti.

Pubblicazioni

A. Torricelli, Per frammenti di piano si costruisce la città, in “Laboratorio 09”, supplemento a “Iuav – Giornale d’Istituto”, n.9, venerdì 10 luglio;
A. Torricelli, Scali ferroviari. Responsabilità e ruolo nel progetto urbano, in Aa.Vv., Milano scali ferroviari, a cura di S. Protasoni, Libraccio Editore, Milano 2012:
S.Riboldi, V.Tolve, C.Torricelli, Case-Città-Paesaggio. Progetti di spazi domestici e luoghi collettivi, in “Abitare il nuovo/abitare di nuovo ai tempi della crisi. Atti delle giornate internazionali di studio. 2° Edizione di “Abitare il Futuro”, CLEAN, Napoli 2012;
Quadri per Milano. Prove di architettura, a cura di G. Comi, Letteraventidue, Siracusa 2017

Mostre

Milano. Scali ferroviari, Urban Center Milano, 1-31 marzo 2010;
Angelo Torricelli. Quadri per Milano. Prove di architettura, Facoltà di architettura di Palermo, 2017

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